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Etichetta consapevole: cos’è e perché è stata introdotta

In Europa il 10% degli sprechi alimentari è dovuto a una scorretta interpretazione delle indicazioni presenti in etichetta. A cosa ci riferiamo? Alla differenza tra le diciture, che trovi su prodotti confezionati ma anche su frutta e verdura, “Da consumarsi entro”, seguita da una data di scadenza precisa, e “Da consumare preferibilmente entro” (conosciuto anche come Termine Minimo di Conservazione o TMC), dove è l’avverbio a giocare un ruolo chiave indicando una stima del produttore sul periodo di qualità migliore del prodotto. Secondo Altroconsumo, il 97% degli italiani conosce le due diciture ma poi uno su quattro ne fraintende la differenza, e allora proviamo a fare un po’ di chiarezza.

Le diciture della food safety

La prima dicitura, “Da consumarsi entro”, la trovi su alimenti deperibili, come yogurt, uova, latte, e va rispettata, in gran parte dei casi, per evitare il rischio di intossicazioni alimentari; la seconda, “Da consumare preferibilmente entro”, invece, specifica solo mese e anno, ed è posizionata su pasta, riso, biscotti o legumi in scatola ma anche formaggi a pasta dura, cibi cioè che non perdono le loro caratteristiche nutrizionali e organolettiche da un giorno all’altro, ma c’è più margine. Ovviamente se conservati in modo adeguato (meglio ancora se sottovuoto) per evitare la proliferazione di microrganismi e batteri all’interno degli alimenti che potrebbero comprometterne la food safety.

Spesso buono oltre

Chiarita questa differenza, la buona notizia è che la Commissione Europea sta lavorando a una bozza per la proposta di modifica della dicitura “Da consumarsi preferibilmente entro” arricchendola anche con la scritta “Spesso buono oltre”, che comunica in modo chiaro e senza fraintendimenti che quello specifico alimento su cui è posta non va buttato dritto nella spazzatura e che se lo mangi non succede niente. Queste nuove diciture proposte dall’Ue sono state pensate proprio per giocare a favore della lotta allo spreco alimentare.

I sensi prima dell’etichetta

Oltre all’Unione Europea, anche Too Good To Go, l’app danese di riferimento quando si parla di food waste, sta conducendo la sua battaglia per una etichetta consapevole in collaborazione con numerosi brand alimentari che hanno già implementato le loro diciture sui prodotti con la frase “Spesso buono oltre”. E non si sono fermati qui, perché hanno aggiunto anche dei pittogrammi che consigliano di usare i sensi, e quindi di “osservare, annusare, assaggiare” il prodotto prima di buttarlo dopo la data indicata. Azioni semplici, in particolare nel caso di frutta e verdura, che dovrebbero essere naturali e invece non lo sono, perché prevale a priori la paura di mangiare qualcosa di “andato a male”. Qualche esempio? Il pane confezionato può andare 7 giorni oltre il TMC, riso e pasta secca fino a 1 o 2 mesi. E nella stessa direzione stanno andando alcune catene inglesi di supermercati e discount, come Waitrose, Marks & Spencer e Aldi Uk, che hanno fatto la scelta di eliminare proprio le etichette della scadenza “Da consumarsi preferibilmente entro” dalle confezioni di prodotti ortofrutticoli per valorizzare il ruolo del consumatore e renderlo così più autonomo nella valutazione dei cibi che ha in frigorifero. Spronandolo in questo modo anche a essere più attento ai giusti metodi di conservazione: come la temperatura giusta per i prodotti freschi (sotto i 5°C) e anche l’utilizzo di macchine casalinghe per il sottovuoto. Secondo WRAP, un’organizzazione britannica che combatte il food waste, questa strategia potrebbe far risparmiare fino a sette milioni di cestini di cibo che ogni anno diventano spazzatura prima del tempo pur essendo ancora commestibili.

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