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Il mondo zero waste: le start up italiane che hanno scelto di investire e innovare

Lo spreco alimentare è sotto i riflettori e tra catene di negozi fisici, e-commerce e soluzioni food tech, le nuove iniziative per fare dei passi concreti verso una sua riduzione sono sempre più variegate e alcune vengono ancora prima della conservazione e, quindi, del sottovuoto. Dalle aziende ai singoli cittadini, tutti stanno cercando di fare la propria parte. E i risultati sembrano esserci se secondo i dati 2022 dell’Osservatorio Waste Watcher International, l’Italia è tra i Paesi più virtuosi con i suoi 595,3 grammi a testa di cibo sprecato ogni settimana contro gli 836 della Spagna, 949 dell’Inghilterra e addirittura 1.453 degli Stati Uniti. Ma si può fare molto meglio… come? Iniziamo lasciandoci ispirare e seguendo l’esempio di queste start up tutte italiane.

Bella dentro

Non il solito negozio di frutta e verdura, dove compri ed esci. Nella sede milanese di Bella Dentro, è tutta un’altra storia: ti puoi fermare a leggere le pareti, dove è illustrata tutta la filiera dei prodotti freschi, e lo staff giovane e intraprendente, proprio come i due fondatori Camilla Archi e Luca Bolognesi classe 1988, sono pronti a raccontarti da dove proviene ogni broccolo, ravanello o arancia che hanno salvato dalla probabile pattumiera. Il loro mantra è “abbasso gli sprechi”, ecco perché nelle cassette di legno trovi prodotti della terra ottimi, ma scartati dalla grande distribuzione perché non rispecchiano i classici canoni estetici di bellezza. Qui anche i tavoli sono di recupero, realizzati con plastica riciclata da frigoriferi e posate monouso. E puoi fare la spesa di prodotti a lunga scadenza, come confetture, prodotti essiccati e succhi di frutta, anche dai “banchi” virtuali del loro e-commerce.

Regusto

Hai mai sentito parlare del modello di food sharing for charity? Consiste nel mettere in collegamento aziende ed enti non profit per gestire stock alimentari (e non) che altrimenti andrebbero sprecati. A fare da trait d’union ci pensa Regusto, che deriva a sua volta dalla start up Recuperiamo s.r.l. di Perugia, fondata da Marco Raspati e Paolo Rellini. Dietro, c’è una tecnologia blockchain che permette di ottimizzare i processi di donazione e vendita dei prodotti, producendo allo stesso tempo statistiche, report e indici di impatto. Il progetto Spesasospesa, il modello sostenibile e solidale sviluppato dalla Onlus Lab 00 basato sulle donazioni di cibo e sul recupero di prodotti, utilizza proprio Regusto per mettere in contatto marchi della grande distribuzione ed enti benefici, agevolare l’acquisto di cibo entro i limiti di scadenza, lasciando libere le aziende di accordarsi sui prezzi con le organizzazioni.

Bestbefore

“Lunga vita al cibo” è il motto di questa start up che nel suo e-commerce rimette in circolo il cibo confezionato che viene rifiutato dalla grande distribuzione per scadenze troppo ravvicinate, imperfezioni (anche un packaging con grafiche non più in produzione rientra in questa categoria) o fine stock, che restano bloccati in magazzino. E lo fa andando alla fonte, direttamente dai produttori. Il vantaggio è duplice: l’azienda riduce i costi di smaltimento, elimina il canale dei grossisti e migliora anche la sua reputazione; il consumatore ci guadagna acquistando prodotti scontati, dal 20 al 70%. Nell’e-commerce Bestbefore puoi selezionare ciò che preferisci nella dispensa dolce e salata, ma anche scegliere le box anti-spreco o multi pacco già confezionate e ancora più convenienti (anche vegan e gluten free).  E ciò che avanza puoi sempre metterlo sottovuoto!

Babaco market

Imperfezioni della buccia, dimensioni esagerate o al contrario troppo piccole, forme diverse dalle solite o anche solo una produzione in eccesso. Sono alcuni dei “difetti non difetti” della frutta e verdura di stagione che puoi trovare nelle Babaco box, proveniente anche da piccoli produttori e presidi Slow Food, scartati dai supermercati sempre perché non rientrano nei loro standard. Per risparmiare sugli imballaggi, i prodotti sono inscatolati sfusi. Il servizio di questa start up, nata durante la pandemia e fondata da Francesco Giberti e Luca Masseretti, è in crescita (ha ricevuto da poco un ulteriore round di finanziamenti e punta all’internazionalizzazione) ma al momento è attivo in circa 500 comuni tra Emilia Romagna, Lazio, Lombardia, Piemonte, Toscana e Veneto. L’abbonamento è settimanale o quindicinale, e puoi interromperlo quando vuoi.

Agree NET

Qui scendiamo più nello specifico del food tech, perché questa giovane start up torinese combatte lo spreco alimentare in un modo innovativo: trasforma i sottoprodotti di frutta e verdura invenduti in una pellicola vegetale che garantisce freschezza e più durata agli alimenti che deperiscono in fretta, come, per esempio, pesche, fragole o albicocche. Un ottimo esempio di economia circolare quello di Agree NET che così supporta anche le aziende agroalimentari piemontesi nel gestire i loro scarti.

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